Secondo i dati elaborati dalla Camera di Commercio di Milano, sarebbero 18,9 milioni gli italiani che si rivolgono all’asporto, per un valore complessivo di oltre 5,5 miliardi di euro.
I ritmi di lavoro frenetici spesso ci costringono ad una pausa pranzo veloce.
Sempre più persone, quindi ordinano “cibo d’asporto”, per consumarlo in ufficio o nella comodità di casa, risparmiando sul servizio al tavolo.
Il vantaggio economico è, senza dubbio, uno dei fattori determinanti del successo del take away in Italia.
Il take away vale 5,5 miliardi di euro
Secondo i dati elaborati dalla Camera di Commercio di Milano, 18,9 milioni gli italiani scelgono l’ asporto, per un valore complessivo di oltre 5,5 miliardi di euro – e il trend è in crescita.
Quello del take away, secondo i dati, è un mercato che sta vivendo un vero e proprio boom, complice anche il lockdown, che ha favorito l’integrazione del servizio nella maggior parte dei ristoranti.
I dati di Gfk Eurisko sul mercato del take away
Dai risultati diffusi da Gfk Eurisko, 1°Osservatorio Nazionale sul mercato del take away, emergono alcuni aspetti interessanti, che aprono a nuove opportunità di business. Il campione selezionato di 2000 persone, ha risposto ad alcune specifiche domande. Il 51% della “popolazione” ha dichiarato di aver ordinato cibo a domicilio negli ultimi 6 mesi, soprattutto telefonicamente (39%). Il 44% ordina ancora il cibo da asporto di persona, recandosi sul posto. Solo il 2% dei consumatori ha scelto il digitale, ma l’intenzione è in netto aumento, con il 19% (7 milioni di persone) che si dichiara intenzionato ad utilizzare questo canale per l’acquisto.
Online si spende di più
Il digital take away è ancora tutto da sviluppare, ma mostra una frequenza di acquisto e uno scontrino medio più elevati.
La media è infatti di 4/5 volte al mese, contro le circa 1/2 volte al mese dell’ordinazione di persona e di quella per telefono, mentre la spesa si attesta sui 97 euro al mese contro i 32 e 37 euro dell’ordine personale e telefonico.
Un servizio legato al lavoro ed agender
Con una frequenza di 3 volte al mese l’ufficio risulta il posto da cui si fanno più ordini, seppur con una spesa media inferiore rispetto a chi ordina da casa.
L’utilizzo è inoltre equamente suddiviso tra uomini e donne.
La pizza resta l’alimento preferito, seguita dalla cucina giapponese
Nella top 10 degli alimenti ordinati da casa fanno poi il loro ingresso cucine come il messicano, il pesce e le tipicità regionali.
Gli amici sono la compagnia perfetta
Il servizio conferma ancora una volta la predisposizione italiana al social eating informale e in compagnia: il 40% ordina infatti con gli amici, il 22% in famiglia, il 20% con il partner e il 18% da solo.
Comodità e mancanza di tempo sono i driver
Il take away viene innanzitutto percepito come una grande comodità quando si è troppo stanchi per cucinare, ma anche come soluzione ideale in caso di mancanza di tempo e organizzazione.
Ma anche curiosità e voglia di qualità senza uscire
Tra le principali motivazioni che spingono ad usufruire del take away vi è anche la voglia di sperimentare qualcosa di nuovo, variando la propria alimentazione.
Segue l’utilizzo del servizio come alternativa al mangiar fuori e al ristorante, indice di come la percezione di quest’ultimo sia sempre più qualitativa.
Se una volta il take away era appannaggio esclusivo di pizzerie e rosticcerie, oggi interessa anche la ristorazione di qualità.
La FIPE promuove il take away
E ad essere sempre più convinta delle potenzialità di questo servizio – al di là della funzione ammortizzatrice che ha assunto durante la pandemia – è la FIPE (Federazione Italiana Pubblici Esercizi) che, dopo il lancio di Ristoacasa.net, continua a promuovere l’asporto come una modalità emergente per servire la propria clientela.
Una clientela eclettica nei suoi comportamenti, che vuole poter diversificare i luoghi della cena senza che ciò comporti la dicotomia: cibo mio a casa mia, cibo della cucina del ristorante al ristorante.
Nei prossimi anni, dunque, il ricorso al take away potrebbe non derivare da una scelta obbligata, ma da una scelta ponderata e sostenibile.
E i ristoranti che vorranno cogliere questa opportunità, dovranno concentrarsi sull’ottimizzazione dei tempi, della brigata di cucina, nonché della propria dispensa.
Nondimeno, dovranno provvedere ad un package tanto funzionale, quanto a norma ed ecologico, oltre che esteticamente pregevole e con insito il valore aggiunto del “racconto” della pietanza.